Chi oggi ha figli che frequentano le scuole pubbliche sa che dentro ci sono mille mondi, non ce n’è uno solo. Osservarli con gli occhi di quella che Bauman definiva retrotopia non serve a nessuno e rischia invece di generare nuovi conflitti. Le indicazioni nazionali per le scuole 2026-2027 che una commissione scelta dal ministro Giuseppe Valditara sta mettendo a punto non ci sono ancora. Saranno pronte a marzo. Quel che c’è, sono dichiarazioni che sanno di propaganda, ma che dimostrano quale sia l’idea di scuola del governo. Non si tratta del latino alle medie: far studiare la struttura della lingua da cui provengono l’italiano, il francese, lo spagnolo, è uno degli strumenti che gli insegnanti utilizzano già oggi, in molte scuole secondarie di primo grado, per far capire ai ragazzi di quante stratificazioni è fatta una parola. E di conseguenza, quanto sia complessa la realtà. E non farà male neanche qualche poesia a memoria in più, anche se gli strumenti di cui oggi chi è a scuola ha bisogno non riguardano tanto la capacità di immagazzinare nozioni, quanto quella di metterle in relazione, di distinguere, di verificarne la fondatezza.
Il punto è quel che Valditara ha detto sulla storia dell’Occidente e dei popoli italici da privilegiare, della cristianità, del cattolicesimo, dei miti nordici che un po’ di Signore degli anelli ci sta bene sempre. L’idea che i programmi scolastici debbano parlare della nostra identità lontana, o di quella coltivata nel mondo di fantasilandia della destra, e non delle identità diverse che ogni giorno nelle scuole si incontrano, intrecciano rapporti, dialogano, si conoscono. Valditara dipinge una scuola che pretende di imporre una cultura dominante, l’unica degna di essere studiata approfonditamente. Separare geografia e storia va benissimo, per studiarle meglio. Ma di quale spazio vogliamo parlare? Quale punto di vista vogliamo assumere? Davvero pensiamo ancora abbia senso studiare solo l’Occidente, come se intorno esistesse solo barbarie? E non crediamo invece che dovremmo capire di più l’Oriente, il Medio Oriente, la Cina e il Giappone, l’India, Paesi la cui forza demografica e la cui spinta economica stanno cambiando il mondo? Accusiamo i ragazzi in piazza per la pace di usare slogan intollerabili, ma ci siamo mai presi la briga di portare nelle scuole quel che serve loro per interpretare la realtà in modo più profondo? La risposta è no, perché sarebbe più faticoso che guardare indietro. E quindi pensiamo che in un Paese dove esiste l’ora di religione, gestita dalla Chiesa cattolica in ogni scuola di ordine e grado, la Bibbia sia l’unico testo antico da studiare. Insieme a un po’ di mitologia da affidare a paccottiglia senza valore come la saga di Percy Jackson. E che invece non sia utile approfondire l’Islam, i conflitti che ha generato, il suo arrivo in Europa, Averroè, la diversità che contiene al suo interno.
ANNALISA CUZZOCREA
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